Un nuovo vaccino antitumorale a base di mRNA si è mostrato efficace nel riprogrammare il sistema immunitario per attaccare il glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo e letale. Il vaccino, sviluppato dagli scienziati dell’Università della Florida, descritto sulla rivista Cell, apre una finestra per una possibile terapia contro questo tipo di cancro. La scoperta, descritta in un primo studio clinico sull’uomo, condotto su quattro pazienti adulti, sarà ora testata in uno studio clinico pediatrico di Fase 1 per il cancro al cervello.
Secondo i ricercatori, il vaccino rappresenta un potenziale nuovo modo di reclutare il sistema immunitario per combattere tumori notoriamente resistenti ai trattamenti, utilizzando un’iterazione della tecnologia dell’mRNA e delle nanoparticelle lipidiche, simile ai vaccini COVID-19, ma con due differenze chiave: l’uso delle cellule tumorali del paziente stesso per creare un vaccino personalizzato e un meccanismo di rilascio complesso di nuova concezione all’interno del vaccino. “Invece di iniettare singole particelle, iniettiamo grappoli di particelle che si avvolgono l’una intorno all’altra come cipolle, come un sacchetto pieno di cipolle”, ha detto Elias Sayour, oncologo pediatrico dell’UF Health che è stato il pioniere del nuovo vaccino. “E il motivo per cui lo abbiamo fatto nel contesto del cancro è che questi cluster allertano il sistema immunitario in modo molto più profondo di quanto farebbero le singole particelle”, ha continuato Sayour. “Tra i risultati più impressionanti c’è la rapidità con cui il nuovo metodo, somministrato per via endovenosa, ha stimolato una vigorosa risposta del sistema immunitario per respingere il tumore”, ha dichiarato Sayour, che è anche ricercatore principale del Laboratorio di ingegneria dell’RNA all’interno del Centro Preston A. Wells Jr. per la terapia dei tumori cerebrali dell’UF e ricercatore dell’UF Health Cancer Center e del McKnight Brain Institute.
“In meno di 48 ore, abbiamo potuto vedere questi tumori passare da quello che noi definiamo immunofreddo, ovvero quando vi sono pochissime cellule immunitarie e , dunque, una risposta immunitaria molto silenziosa, a ‘caldo’, con una risposta immunitaria molto attiva”, ha sottolineato Sayour. “È stato molto sorprendente, vista la rapidità con cui è avvenuto, e questo ci ha indicato che siamo stati in grado di attivare la parte iniziale del sistema immunitario molto velocemente contro questi tumori, il che è fondamentale per sbloccare gli effetti successivi della risposta immunitaria”, ha aggiunto Sayour. Ricevere una diagnosi di glioblastoma è una delle notizie più devastanti, con una sopravvivenza media di circa 15 mesi. L’attuale standard di cura prevede la chirurgia, la radioterapia e una combinazione di chemioterapia. Il nuovo approccio è il culmine di promettenti risultati traslazionali ottenuti in sette anni di studi, iniziati in modelli preclinici di topo e poi in uno studio clinico su 10 cani da compagnia che avevano sviluppato spontaneamente un tumore cerebrale in fase terminale e non avevano altre opzioni terapeutiche.
La sperimentazione è stata condotta con il consenso dei proprietari in collaborazione con l’UF College of Veterinary Medicine. “I cani offrono un modello naturale per il glioblastoma maligno perché sono l’unica specie che sviluppa tumori cerebrali spontanei con una certa frequenza”, ha affermati Sheila Carrera-Justiz, neurologa veterinaria presso l’UF College of Veterinary Medicine, che collabora con Sayour agli studi clinici. “I gliomi nei cani sono universalmente terminali”, ha specificato Carrera-Justiz. Dopo aver trattato cani da compagnia che avevano sviluppato spontaneamente un tumore al cervello con vaccini personalizzati a base di mRNA, il gruppo di scienziati guidati da Sayour ha portato avanti la ricerca in un piccolo studio clinico approvato dalla Food and Drug Administration, progettato per garantire la sicurezza e testare la fattibilità prima di espandersi in uno studio più ampio. In una coorte di quattro pazienti, il materiale genetico, noto come RNA, è stato estratto dal tumore asportato chirurgicamente da ciascun paziente, e poi l’RNA messaggero, o mRNA, cioè l’impronta di ciò che si trova all’interno di ogni cellula, comprese le cellule tumorali, è stato amplificato e avvolto in una confezione high-tech di nuova concezione di nanoparticelle lipidiche biocompatibili, per far sì che le cellule tumorali assomigliassero a un virus pericoloso quando una volta reiniettate nel flusso sanguigno, per sollecitare una risposta del sistema immunitario. Il vaccino è stato personalizzato per ogni paziente, con l’obiettivo di ottenere il massimo dal loro sistema immunitario unico. “La dimostrazione che la realizzazione di un vaccino antitumorale a base di mRNA in questo modo genera risposte simili e forti nei topi, nei cani da compagnia che hanno sviluppato spontaneamente il cancro e nei pazienti umani con tumore cerebrale è una scoperta davvero importante, perché spesso non sappiamo quanto gli studi preclinici sugli animali possano dare risposte simili sui pazienti umani”, ha dichiarato Duane Mitchell, direttore dell’UF Clinical and Translational Science Institute e del Programma di Immunoterapia dei Tumori Cerebrali dell’UF e coautore dell’articolo. “E – ha aggiunto Mitchell – mentre i vaccini e le terapie a base di mRNA sono certamente un argomento caldo dopo la pandemia Covid, questo è un modo nuovo e unico di fornire l’mRNA per generare queste risposte immunitarie davvero significative e rapide che stiamo vedendo negli animali e negli esseri umani”. Sebbene sia troppo presto per valutare gli effetti clinici del vaccino, i pazienti hanno vissuto liberi dalla malattia o sono sopravvissuti più a lungo del previsto. I 10 cani da compagnia hanno vissuto una media di 139 giorni, rispetto a una sopravvivenza media di circa 30 o 60 giorni, tipica dei cani affetti da questa patologia. Il prossimo passo, grazie al sostegno della Food and Drug Administration e della fondazione CureSearch for Children’s Cancer, sarà un trial clinico di Fase 1 ampliato che includerà fino a 24 pazienti adulti e pediatrici per convalidare i risultati. “Una volta confermata la dose ottimale e sicura, si stima che 25 bambini parteciperanno alla Fase 2”, ha annunciato Sayour. Nonostante i risultati promettenti, gli autori ammettono che un limite è rappresentato dalla continua incertezza su come sfruttare al meglio il sistema immunitario riducendo al minimo il potenziale di effetti collaterali negativi. “Spero che questo possa essere un nuovo paradigma per il trattamento dei pazienti, una nuova piattaforma tecnologica per modulare il sistema immunitario”, ha commentato Sayour. “Sono fiducioso che questa tecnologia possa fondersi con altre immunoterapie e forse sbloccarle”, ha sottolineato Sayour. “In questo lavoro abbiamo dimostrato che è possibile avere una sinergia con altri tipi di immunoterapia, quindi forse ora possiamo avere un approccio combinato all’immunoterapia”, ha concluso Sayour.