“La storia di Leopardi è nel dna di tutti noi. Leopardi è un’icona pop”. Parola di Sergio Rubini, regista di ‘Leopardi–Il poeta dell’infinito’, la miniserie evento che racconta la vicenda umana e storica del grande poeta Giacomo Leopardi, e che andrà in onda in prima serata su Rai 1 martedì 7 e mercoledì 8 gennaio.
Rubini firma con quest’opera – già presentata in anteprima all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – la sua prima regia televisiva: “E che cambia? Ormai la distinzione tra cinema e tv non esiste più” sottolinea in conferenza stampa a Viale Mazzini ricordando che “Fellini aveva già capito che la tv si sarebbe ‘presa’ il cinema, e lo dico in senso positivo. Le platee televisive ormai si sono affinate, raffinate. Io ho cercato di mettere a frutto tutta la mia esperienza per fare la migliore tv possibile. E nel cast ci sono grandissimi attori”.
Leopardi, interpretato da un bravissimo Leonardo Maltese – già apprezzato nei film ‘Rapito’ di Marco Bellocchio e ne ‘Il signore delle formiche’ di Gianni Amelio, per i quali ha vinto il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri D’Argento 2023 – è stato reso da Rubini in tutta la sua attualità: “Abbiamo voluto togliergli la patina presepiale della gobba e abbiamo voluto cogliere il sale del suo pensiero – dice il regista – abbiamo cercato di raccontare la morfologia del suo pensiero, la sua Weltanschauung, la sua visione del mondo più che il suo corpo”. Elementi chiave come “il sospetto nei confronti della scienza, della società delle macchine, incompreso perché i progressisti erano tutti affascinanti dalla scienza. Penso a quello che stiamo vivendo oggi con l’Intelligenza artificiale” prosegue Rubini. Il “sospetto della politica che si occupava di masse felici e non di persone felici: Leopardi metteva sempre l’uomo al centro e oggi c’è Musk che ci vuole trasformare tutti in algoritmi; la poesia ‘L’infinito’ che è un grande messaggio di speranza“.
Insieme a Leonardo Maltese ci sono anche Alessio Boni, nel ruolo dell’austero padre, il Conte Monaldo Leopardi; Valentina Cervi nei panni della madre Adelaide Antici; Giusy Buscemi che interpreta l’amata Fanny Targioni Tozzetti; Cristiano Caccamo, nelle vesti dell’amico Antonio Ranieri; Fausto Russo Alesi nella parte del mentore Pietro Giordani e Alessandro Preziosi nel ruolo di Don Carmine. La miniserie, coprodotta da Rai Fiction, IBC Movie, Rai Com e Oplon Film con il sostegno di Apulia Film Commission e di Marche Film Commission, è scritta da Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini, Sergio Rubini. La fotografia è di Fabio Cianchetti, la scenografia di Francesco Frigeri, i costumi sono di Maurizio Millenotti, il suono di Mirko Guerra, il montaggio di Giogiò Franchini.
‘Leopardi-Il poeta dell’infinito’ è una produzione in costume – ambientata e girata tra la natìa Recanati, le Marche, Bari e la Puglia, Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna – e restituisce alle nuove generazioni un ritratto inedito, seppur storicamente coerente, di Giacomo Leopardi: bambino prodigio paragonabile a Mozart, adolescente ostile ai genitori come un moderno teenager, poeta romantico, filosofo e pensatore politico, è stato il primo esistenzialista della modernità.
Riferimento dei tumultuosi anni del Risorgimento italiano, Leopardi ha scritto versi eterni. Un formidabile genio, in grado di incendiare con i suoi versi non soltanto passioni amorose, ma anche ideali politici, poeta libero e avverso com’era al compromesso che ha sfidato il suo tempo, l’invasore austriaco, la Chiesa e gli stessi fondatori del nascente Stato italiano.
Il regista spiega: “Ci abbiamo lavorato anni perché volevo raccontare il pensiero di Leopardi, non la cronologia. Con Beppe Caschetto (produttore Ibc Movie) avevamo provato a fare questo film 20 anni fa e non ci siamo riusciti, volevamo farla con la Rai e voglio dirlo con grande orgoglio che questa Rai ha deciso di raccontare la storia di un nostro eroe, un’icona, con un linguaggio competitivo. Invasi e colonizzati dalle piattaforme straniere, é importante puntare sull’azienda di Stato, vuol dire puntare sulla nostra storia. Questo – rivendica – non è un prodotto, è un’opera di ingegno fatta in maniera artigianale e confido che il pubblico ci seguirà”. Soddisfatta Maria Pia Ammirati, direttrice Rai Fiction, per quella che definisce “un’opera straordinaria che rimarrà nella storia”. Ammette: “È stata un’avventura lunga, faticosa, complicata, come tutte le grandi opere non poteva essere semplice. Fare cose così fuori dal mainstreaming più popolare, affrontare opere e sfide così alte è un’impresa e ci vuole coraggio che noi abbiamo trovato a partire dalla proposta di Sergio Rubini. È stata una sfida abbastanza complicata, vinta grazie anche alla scrittura straordinaria e al cast”.
L’attore protagonista, Leonardo Maltese, racconta di aver amato Leopardi sin da giovanissimo “quando volevo fare il poeta”, poi chiamato per interpretare la parte ammette le difficoltà di “mettersi in bocca le parole di Leopardi. Recitare le sue poesie è molto difficile, ma ho fatto del mio meglio”. Alessio Boni indossa le vesti del padre molto severo con il giovane Giacomo che costringe tra le mura domestiche: “Il conte Monaldo Leopardi era molto rigido, un bigotto, che adorava la letteratura, la poetica, l’uomo, ma a modo suo. E che invidiava il talento del figlio”. Gli donò un’immensa biblioteca ma “voleva essere lui a dargli il sentiero giusto per farlo diventare un uomo, un intellettuale”. E di questo, prosegue l’attore, “Giacomo ne soffriva perché aveva un mondo dentro. Leopardi è attuale proprio perché come lui i ragazzi a 14, 15 anni sono profondi e sensibili nonostante oggi viviamo un mondo disumano e spietato. Ma ogni volta che nasce un figlio, nasce un infinito – sostiene Boni – e per i ragazzi di oggi entrare in un liceo è come varcare le soglie dell’inferno”.
Con Leopardi “non c’è pessimismo cosmico, diciamo no alle etichette. La gobba? Contento che Rubini l’abbia tolta, chi se ne frega. Il vero progresso – conclude – è crescere in umanità anche se più approfondisco questo, più mi allontano dalla gente”.
Nella miniserie si racconta anche dello stretto rapporto di amicizia con Antonio Ranieri (interpretato da Cristiano Caccamo) su cui però il regista respinge qualsiasi ambiguità. Nessun amore, sostiene, solo amicizia.
“Non abbiamo voluto raccontare nessuna deviazione, ma un’amicizia profonda – spiega Sergio Rubini – io non penso assolutamente che Leopardi avesse un orientamento sessuale diverso, lui amava profondamente le donne. C’è agli atti che Leopardi avesse molta difficoltà a esprimere i suoi sentimenti nei confronti delle donne e delle volte metteva gli scialli su Ranieri e faceva le prove. Ma le facevo pure io le prove da adolescente, e non ho mai messo in dubbio il mio orientamento sessuale. Come cantava Lucio Dalla ‘Ma come fanno i marinai a baciarsi fra di loro a rimanere veri uomini però’”.
In ‘Leopardi-Il poeta dell’infinito’ c’è spazio, e anche molto, per l’amore negato e per quello avuto. Nella miniserie c’è l’amore non vissuto tra Leopardi e Fanny, il poeta scrive delle lettere alla donna (interpretata da Giusy Buscemi) firmandole Ranieri, ma è una licenza poetica, come spiega il regista.
“È certo che Leopardi abbia amato Fanny ed è certo che Fanny e Ranieri si siano incontrati a Napoli, non sappiamo delle lettere, è una licenza poetica. Ma il compito dello scrittore è anche quello di immaginarsi delle cose che colmino dei vuoti”. “Se noi riuscissimo, un po’, con questo film a raccontare la profondità del leopardismo e la sua poetica e a renderla pop – conclude Rubini – penso che faremmo un grande servizio alla poetica e al pensiero leopardiano”. (AGI)