Il lavoro della commissione Finanze sugli emendamenti al ddl Capitali va avanti. La sintesi fatta dai relatori rispetto all’emendamento da loro presentato a metà settembre, sulla lista del board proposta dal cda uscente e ai successivi subemendamenti, sembra essere stata trovata.
I due relatori hanno accolto alcune delle proposte di modifica avanzate dal senatore Massimo Garavaglia e hanno attenuato alcuni effetti considerati dirompenti per la governance societaria previsti nel loro emendamento. I passaggi che risultano smussati dal lavoro di sintesi sono sostanzialmente quattro. Innanzi tutto c’è la maggioranza con la quale il board uscente deve approvare la nuova lista; il quorum viene ridotto da 4/5 a due terzi. Il secondo passaggio riguarda il numero dei componenti della lista proposta dal cda uscente: nella versione dei relatori risultava pari al doppio dei candidati da eleggere. Nella versione ultima quel numero viene ridotto: la nuova formulazione prevede che «la lista contiene un numero di candidati pari al numero dei componenti da eleggere maggiorato di un terzo». Lo stesso punto conferma, come la versione precedente, che tale lista vada presentata «entro il quarantesimo giorno precedente la data dell’assemblea convocata per deliberare sulla nomina dei componenti del consiglio di amministrazione».
Entrando nel merito della selezione degli eletti, nel momento in cui la lista del board uscente è quella che ottiene il maggior numero dei voti in assemblea, viene confermata la necessità che ogni singolo candidato della lista debba passare al voto dell’assemblea. Vengono nominati coloro che ottengono il maggior numero di voti. Nel caso di pareggio le cose cambiano rispetto alla versione precedente: prima era previsto un ballottaggio. Ora viene stabilito che «in caso di parità tra candidati si procede in base all’ordine progressivo con il quale i medesimi sono elencati nella lista».
Poi l’altra parte spinosa dell’emendamento, quella che prevedeva l’assegnazione alla lista del cda di un numero di consiglieri non superiore al 51 per cento. La soglia sparisce nella nuova elaborazione, la quale si limita ad affermare che «nel caso in cui la lista del consiglio di amministrazione uscente risulti quella che ha riportato il maggior numero di voti in assemblea, i componenti del nuovo consiglio di amministrazione di competenza delle minoranze sono tratti dalle altre liste secondo le seguenti modalità». Queste modalità assumono particolare rilievo nella circostanza in cui le altre lista ottengano più del 20% dei voti. Nella prima versione ad esse veniva assegnato il 49% dei posti in cda. Ora, invece, «qualora il totale dei voti raccolti in assemblea dalle altre liste, in numero non superiore a due in ordine di consensi raccolti, sia superiore al 20% del totale dei voti espressi, i componenti del nuovo cda di competenza delle minoranze sono assegnati proporzionalmente ai voti ottenuti dalle liste di minoranza che hanno conseguito una percentuale di voti non inferiore al 3 per cento. I voti delle liste che hanno conseguito una percentuale di voti inferiore al 3 % sono assegnati proporzionalmente ai voti ottenuti dalle liste di minoranza che hanno superato detta soglia». In sostanza se una lista di minoranza ottiene, ad esempio, il 28% dei voti, i posti nel board saranno attribuiti in modo proporzionale.
FONTE: IL SOLE 24 ORE