“Per settimane le sinistre, la stampa schierata a alcuni sindacati hanno manifestato dissenso nei confronti del concordato preventivo biennale. Tra le motivazioni, il presunto favore agli evasori e il flop della misura. Ma sono arrivati i numeri ufficiali a smentire entrambe le ipotesi. Secondo le dichiarazioni del 2022, infatti, c’erano 2,7 milioni di contribuenti sottoposti agli indicatori sintetici di affidabilità. La proposta del fisco per coloro che avevano un voto basso è stata maggiore rispetto ai redditi precedentemente dichiarati, più basso era il voto ISA maggiore era l’aliquota con un massimo del 15% rispetto al maggior reddito proposto. Per gli altri è rimasta sostanzialmente identica. Il numero delle adesioni si è attestata a circa 500 mila al 31 ottobre, di questi 100 mila sono forfettari , 243 mila gli ‘affidabili’ e 160 mila i ‘meno affidabili’. Premesso che gli Isa non certificano una evasione ma è solo una spia di alert che va dimostrata, quanti finanzieri e operatori dell’agenzia delle entrate ci sarebbero voluti per verificare 160 mila contribuenti e in quanto tempo? Di conseguenza sarebbero state ingolfate le commissioni tributarie fino alla cassazione per i ricorsi per anni. Il viceministro Leo, padre di questo concordato, ha ottenuto il massimo e in poco tempo senza la vessazione tanto cara alla sinistra. Da questi maggiori redditi proposti entreranno 1,3 miliardi di euro che saranno destinati alla diminuzione dell’aliquota Irpef per il ceto medio in aggiunta alle risorse che arriveranno per effetto della proroga. In questo modo la GdF e l’Agenzia dell’Entrate si potranno concentrare sulla grande evasione, la vera piaga di questo Paese”. Lo dice Lino Ricchiuti, viceresponsabile del dipartimento Imprese e Mondi Produttivi di Fratelli d’Italia. (AGI)