Fisco: Gdf scopre Banca cinese fantasma, sequestri per 116 mln

Di
Redazione
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25 Ottobre 2024

Presso tre sportelli bancari, nascosti all’interno di una villa, di un’agenzia viaggi e di un Cash&Carry, l’organizzazione cinese si occupava di raccogliere denaro da riciclare e di stoccarlo, per poi consegnarlo ai clienti che ne avevano preventivamente ordinato il prelievo. Per garantire la massima velocità e riservatezza delle operazioni, l’organizzazione aveva fornito gli uffici dell’agenzia viaggi di una macchina conta soldi e aveva la disponibilità di un caveau, all’interno del quale venivano stoccate le banconote. Denaro contante che successivamente veniva ritirato direttamente agli sportelli o inviato in diverse regioni d’Italia mediante corrieri o trasferito all’estero tramite conti virtuali con destinazione finale la Cina. I clienti, a fronte del prelievo del denaro contante, procedevano a effettuare bonifici su conti correnti nazionali ed esteri riconducibili ai componenti dell’associazione criminale che, per tale servizio, trattenevano una percentuale sulle somme movimentate. I finanzieri hanno verificato che il denaro transitava tra Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, per poi essere inviato in Cina e, in parte, anche in Italia per essere investite dagli indagati. L’attività delle fiamme gialle di Ancona ha messo sotto la lente d’ingrandimento centinaia di negozi giuridici e trascrizioni immobiliari, permettendo di accertare la disponibilità di numerosi immobili e attività commerciali in diversi comuni della regione. Sono stati così apposti i sigilli su 9 unità immobiliari, cinque attività di ristorazione, conti correnti e autovetture di lusso nella disponibilità degli indagati; in particolare, è stata sequestrata una cittadella commerciale a Civitanova Marche, all’interno della quale sono presenti vari punti vendita al dettaglio e all’ingrosso gestiti da cinesi. Il sequestro di beni per 116 milioni, formalmente intestati a soggetti prestanome e a società apparentemente terze ma di fatto nella disponibilità degli indagati, è arrivata al termine dell’analisi di numerosi conti correnti nazionali ed esteri, resa possibile anche grazie alla tempestiva acquisizione documentale garantita dall’egida della procura europea con la conseguente attivazione, mediante gli omologhi Uffici EPPO competenti e degli organi collaterali di Grecia, Germania e Bulgaria. Due persone, ritenute i promotori dell’organizzazione, sono finiti in carcere, per altri cinque sono stati disposti gli arresti domiciliari, con l’uso del braccialetto elettronico, e per altre due l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Da quanto sarebbe emerso nel corso delle indagini, inizialmente condotte dalle fiamme gialle di Milano impiegate presso la procura europea, era stato messo in piedi un complesso schema di frode fiscale internazionale, realizzata attraverso numerose imprese in realtà inesistenti, che avevano importato dalla Cina centinaia di container, contenenti principalmente abbigliamento e accessori, transitati dalla Grecia e immessi in consumo in Italia dopo una serie di triangolazioni con svariate società fantasma italiane, bulgare e greche in evasione di Iva e dei dazi doganali. Secondo gli inquirenti, un’attività che avrebbe sottratto al fisco oltre 500 milioni di euro, una liquidità illecita poi ripulita mediante un sofisticato sistema di riciclaggio, realizzato mediante l’utilizzo di una Chinese Underground Bank, dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, situati in Civitanova Marche e Corridonia, nelle Marche. (AGI)