Agroalimentare: Crea, +8,2% export nel secondo trimestre 2024

Di
Redazione
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18 Ottobre 2024

Lieve miglioramento della performance economica nel II trimestre 2024, con un leggero aumento del Pil a livello congiunturale (+0,2%) e tendenziale (+0,9%), a cui però corrisponde una flessione del valore aggiunto in agricoltura di -1,7% (rispetto al I trimestre 2024) e -0,2% (rispetto al II trimestre 2023), mentre si confermano stazionari i consumi finali nazionali, con una lieve crescita della spesa delle famiglie per beni durevoli (+0,5%), ed aumentano gli investimenti fissi lordi (+0,3%). È quanto emerge dalla fotografia scattata nel II trimestre del 2024 da CREAgritrend, il bollettino trimestrale messo a punto dal Crea, con il suo Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia. Rispetto allo stesso periodo del 2023, fra aprile e giugno 2024, l’indice della produzione è cresciuto per l’industria alimentare (+2,8%) con il picco a giugno (+3,6%), mentre decresce per l’industria delle bevande (-2,3%). L’indice del fatturato cresce sul mercato estero sia per l’industria alimentare (+7%) sia per quella della bevande (+4%); sul fronte interno, invece, l’industria alimentare subisce una flessione (-3%) mentre quella della bevande si conferma stazionaria. Crescono ancora le esportazioni agroalimentari nel periodo considerato, superando i 16,8 miliardi di euro (+8,2% circa rispetto al II trimestre 2023), verso tutti i principali mercati esteri (in particolare la Stati Uniti (+16,3%) e Polonia (+21,2%). In aumento anche le importazioni, che raggiungono i 17,1 miliardi (+4,1%) con andamenti differenziati: in crescita verso Spagna (+16%), Germania (+6,1%) e Ungheria (12,2%) e in diminuzione verso Brasile (-3,4%) e, soprattutto, Grecia (-20,7%). I prodotti maggiormente esportati sono stati i derivati dei cereali (+10% in valore e quantità) e il vino (+2,9% in valore e +2,4% in quantità). Sul fronte delle importazioni si segnalano aumenti in valore elevati per “oli e grassi” (11,6% rispetto allo stesso trimestre 2023) e caffè greggio, mentre le carni fresche e congelate si riducono in valore (-3%). (AGI)