Quella di sopra è un’immagine indimenticabile che suscita emozioni ancora oggi – il 9 novembre del 1989 migliaia di berlinesi scavalcano il muro di Berlino. Il giorno prima era ancora un confine insuperabile dove si sparava a chiunque si avvicinava. È stato un confine che spaccava in due non solo Berlino ma tutta l’Europa. Un anno dopo, il 3 ottobre fu il giorno della riunificazione, che dopo è diventato la nuova festa nazionale della Germania. Ma oggi, a più di 20 anni dalla riunificazione, la Germania è ancora lontana dall’essere un paese veramente unito. I 40 anni di divisione hanno lasciato dei segni che non si cancellano in poco tempo e il muro sembra essere sopravvissuto in molte teste.
Il 1989 – un anno drammatico:
Quell’anno 1989 è veramente un anno drammatico.
I cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell’economia e nella politica in Polonia, in Ungheria e nell’Unione Sovietica riempiono ogni giorno i giornali in tutta l’Europa, una notizia sensazionale dall’Europa dell’est segue l’altra, solo nella DDR il tempo sembra essersi fermato. Le elezioni amministrative del maggio del 1989 portano al solito risultato di 98% per i candidati ufficiali, ma la falsificazione del risultato è più evidente che mai e la gente comincia a ribellarsi. Le speranze in un cambiamento dello stato sono ancora scarsissime ma molta gente adesso è impaziente. Visto che il tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivale ancora a un suicidio, la gente si inventa altre strade. All’improvviso Praga, Varsavia e Budapest diventano le città più amate da molta gente della DDR, ma non per la bellezza dei loro monumenti, ma perché qualcuno aveva capito che le ambasciate della Germania Federale in queste città sono il territorio occidentale più facilmente accessibile. Nell’estate del 1989 comincia un assalto in massa a queste tre ambasciate che devono ospitare migliaia di persone che erano stanche di vivere nella DDR. Nel momento più critico l’ambasciata tedesca a Praga viene assalita da più di diecimila persone che scavalcano le sue recinsioni e, una volta dentro, non vogliono più uscire, se non in direzione Germania dell’ovest. Ma il colpo decisivo all’esistenza della DDR avviene anche questa volta in un modo del tutto insolito e inaspettato. L’Ungheria, che è forse il paese più avanzato per quanto riguarda le riforme democratiche fa un passo che porta in soli 2 mesi alla caduta del muro di Berlino. Il 10 settembre, a mezzanotte, apre i suoi confini con l’Austria. Decine di migliaia di tedeschi dell’est sono già affluiti in Ungheria nei giorni precedenti in attesa di questo evento e le immagini della gente che, ancora incredula e piangente, assiste alla rimozione del filo spinato tra Ungheria e Austria fanno il giro del mondo. Il governo della DDR ha disperatamente cercato di impedire questa decisione, ma le prospettive di una migliore collaborazione con l’ovest sono per gli ungheresi più importanti della solidarietà ideologica con la DDR.
Non tutti vogliono o possono lasciare il paese in cui sono vissuti e hanno lavorato per 40 anni. Mentre il flusso di persone che arriva nella Germania dell’ovest attraverso l’Ungheria e l’Austria aumenta di giorno in giorno, anche nella DDR crescono le proteste e la gente si fa più coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestano contro il governo ed ogni lunedì erano più numerose. Bisogna ricordarsi però che manifestare apertamente contro il governo è ancora un rischio enorme. Tutte le esperienze precedenti nei paesi dell’Europa dell’est sono finite nel sangue e in una repressione feroce. I ricordi delle rivolte fallite nella DDR nel 53, in Ungheria e in Polonia nel 1956, in Cecoslovacchia nel 68 e di nuovo in Polonia nell’81 sono ancora freschi e nessuno sa come avrebbe reagito un regime che sicuramente è già indebolito ma che ha ancora il pieno controllo della polizia, dell’esercito e dell’intero apparato repressivo, che nella DDR ha sempre funzionato molto bene.
Nell’ottobre del 1989 gli eventi nella DDR precipitano.
Sotto la pressione delle manifestazioni di massa e del flusso sempre crescente di persone che lasciavano il paese molte amministrazioni comunali si sciolgono e vengono sostituite da organi ai quali partecipano per la prima volta anche gruppi di opposizione. Anche l’ultimo tentativo di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non serve a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annuncia una riforma molto ampia della legge sui viaggi all’estero, la gente di Berlino est lo interpreta a modo suo: il muro doveva sparire. Ma il muro c’è ancora e i soldati che lo sorvegliavano in quella notte non sanno come comportarsi. Migliaia di persone stanno all’est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stanno anche aspettando dall’altra parte del muro, all’ovest, con ansia e preoccupazione. Nell’incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, ha dato l’ordine ai soldati di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall’est e dall’ovest, scavalcando il muro, si incontrano per la prima volta dopo 40 anni.
Annessione o riunificazione?
Il muro è caduto ma esistono ancora due stati tedeschi, due stati con sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le università, tutta l’organizzazione della vita pubblica è diversa. La riunificazione è di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane dopo il 9 novembre dell’89 nessuno sa ancora come realizzarla e quando. Molti credono e sperano di poter gestire un periodo di avvicinamento reciproco dei due stati, molti sperono che la nuova Germania riunita possa unire in se le esperienze positive dei due stati, eliminando i loro lati negativi. Molti credono possibile una “terza via” tra il socialismo e il capitalismo. Ma tutti, anche i più ottimisti, prevedono un periodo di alcuni anni, in fondo le differenze tra i due stati a livello pratico ed organizzativo sono abissali. Ma ancora gli eventi stravolgono tutti i programmi e tutti i progetti, di cui i primi mesi dopo la caduta del muro sono pieni.
Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c’è, manca però il benessere e la gente all’est non vuole più aspettare: infatti, dopo la caduta del muro il flusso dall’est all’ovest non diminuisce, anzi aumenta di colpo e di nuovo si pone il problema di un dissanguamento dell’est, di nuovo sono soprattutto i giovani che vogliono tutto e lo vogliono subito, e non fra dieci anni. “Se il marco non viene da noi, saremo noi ad andare dov’è il marco” è uno degli slogan più gridati contro quelli che chiedono pazienza. Dopo le prime elezioni libere nel marzo del 90 la DDR ha finalmente un governo democraticamente legittimato, ma la fiducia nel proprio stato sta scendendo a zero, nelle amministrazioni comunali e regionali si diffondono insicurezza e uno stato di quasi-anarchia, l’economia sta crollando verticalmente, la disoccupazione aumenta di giorno in giorno. Nella DDR comincia a regnare il caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non è più una possibilità, ma una necessità, è diventata l’unico modo per fermare il degrado dell’est. Ma riunire due stati non è così facile e nel caso della Germania si deve considerare anche il fatto che la DDR fa ancora parte di un sistema di sicurezza militare e di un’alleanza con l’Unione Sovietica e che anche la Germania Federale a questo riguardo non può agire senza il consenso degli ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rende la riunificazione un problema non solo nazionale ma internazionale e solo dopo trattative non facili tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Britannia e dopo il “sì” definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione è libera.
Il modo in cui alla fine i due stati vengono unificati è senz’altro dettato più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c’è altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non vengono riuniti, ma uno dei due stati, cioè la DDR, si auto-scioglie e le regioni della DDR vengono annesse in blocco alla Repubblica Federale.
Conclusioni:
La Germania fu divisa nel 1949, ma i motivi per questo fatto sono da ricercare anzitutto nella guerra che Hitler aveva scatenato e in cui aveva trascinato quasi tutti i paesi più importanti del mondo che, dopo la guerra, sentivano un comprensibile desiderio di non vedere mai più una Germania così forte e distruttiva. La divisione della Germania è quindi anche opera di Hitler. Il secondo motivo era la Guerra fredda che era cominciata ancora prima che fosse finita quella vera e che rendeva impossibile un accordo tra i due protagonisti, cioè tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
Anche l’aggravamento della divisione della Germania negli anni 50 e 60 è un risultato della situazione internazionale con responsabilità da molte parti. La Germania stessa all’inizio era troppo debole per far valere una propria voce, ma poi si legava anche le mani da sé con una politica che si ostinava a non voler vedere la realtà dei fatti. La nuova politica di distensione, iniziata da Willy Brandt negli anni 60 e 70 portò invece a grandi cambiamenti positivi dell’atmosfera internazionale e a molti piccoli cambiamenti politici ed economici che miglioravano i rapporti umani tra i tedeschi dell’est e dell’ovest.
Nessun politico dell’ovest può reclamare alcun merito concreto per quanto riguarda gli eventi che portarono alla riunificazione. Tutti, compreso il cancelliere Helmut Kohl, erano trascinati e travolti dai fatti, Kohl ebbe solo la fortuna di essere cancelliere della Germania quando si verificarono questi eventi, che né lui né qualcun altro poteva influenzare in modo decisivo. Kohl ha avuto però il fiuto giusto per scavalcare la valanga che si era messa in movimento senza nessuna guida politica. L’unico uomo politico che, in realtà, ha contribuito a iniziare e ad accelerare il processo della caduta del muro e della riunificazione della Germania è stato Gorbaciov, che con la sua politica ha reso possibile tutto quello che è successo. I tedeschi lo sanno bene, e ancora oggi, Gorbaciov gode di una straordinaria popolarità in Germania. Poi c’è stato il governo dell’Ungheria che nell’agosto dell’89 prese la coraggiosa decisione di aprire i confini con l’Austria e che diede così inizio a quella valanga inarrestabile che portò in pochissimo tempo alla caduta del muro di Berlino. Un ruolo molto importante e spesso trascurato hanno avuto i centinaia di migliaia di cittadini sconosciuti che sfidarono, negli ultimi mesi prima della caduta del muro, il regime della DDR, manifestando apertamente contro il governo, rischiando anche la propria vita.
Oggi la Germania è ancora lontana dall’essere un paese veramente unito. Era divisa per 40 anni, e non è del tutto escluso che devono passare altri 40 anni prima che anche le ultime ferite del passato siano chiuse e dimenticate.
Fonte: Il seguente articolo è il testo integrale di una conferenza.
Relatore: Wolfgang Pruscha